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Cronache del totalitarismo 8 - Omaggio agli eroi francesi del 15 settembre 2021

  • 15 set 2021
  • Tempo di lettura: 3 min

Con una citazione di Stefan Zweig, voglio rendere omaggio a tutti i professionisti e a tutto il personale (personale sanitario, pompieri, medici, personale amministrativo, ecc.) che rifiutando eroicamente il ricatto e la divisione del corpo sociale (che viene loro attribuita per un’inversione perversa di colpevolezza), hanno subito le rappresaglie del potere.


Queste rappresaglie non sono che un preludio ad un seguito ancora più inquietante, perché sicuramente le persecuzioni non si fermeranno, sia che la loro intensità aumenti o diminuisca, o che si estendano ad altri cittadini.


Certamente, coloro che fanno finta di non vedere né comprendere ciò che sta succedendo, o che si rifugiano dietro qualche pretesto, dimostrando di non aver neppure fatto lo sforzo di informarsi correttamente (che è compito di ognuno), hanno una immensa responsabilità davanti alla Storia.


La molestia non riguarda mai soltanto il molestatore e la sua vittima, ma è un meccanismo di gruppo, che sostiene, tace, partecipa con il suo silenzio o attraverso una complicità ancora più attiva.


Esistono decisioni e azioni che rafforzano la nostra integrità, così come altre la degradano. Ciò che è successo in Francia il 15 settembre 2021 è uno scandalo morale, etico, deontologico che ha ridotto alcune categorie di cittadini al rango di paria. La sola indifferenza ed il silenzio sarcastico di fronte alla sofferenza generata da questa violenza reiterata nella popolazione oggi sono oggetto di colpevolezza.


Stefan Zweig, in "Il Grande Silenzio", un discorso pronunciato il 4 maggio 1940, affermava:


"La limitazione della libertà di pensiero e le violenze contro gli intellettuali tedeschi non furono che un preludio. Conoscete il calendario sanguinante delle aggressioni hitleriane contro gli individui e i popoli. Le vittime cambiavano, il metodo restava lo stesso. Ogni volta, un attacco improvviso contro un paese debole, un grido quasi istantaneamente soffocato: 'Aiuto! Aiuto!' Poi il silenzio. Un silenzio glaciale. Un silenzio totale. Neppure più un gemito, un sospiro. Come se quel paese, con le sue città e i suoi villaggi, coi suoi milioni di esseri umani, fosse stato inghiottito dalla terra. Nessuna lettera, nessuna notizia, anche minima. Morte le voci della famiglia e degli amici; morta la voce dei poeti e degli scrittori; nessun segno di vita, il silenzio… Un silenzio che oggi pesa come il piombo, su molte nazioni, su molti popoli che ieri erano ancora liberi e le cui voci erano per noi quelle dei nostri fratelli.
Questo silenzio, questo impenetrabile, interminabile silenzio, io lo sento la notte, lo sento il giorno, mi riempie gli orecchi e l’anima con la sua paura indescrivibile. È un silenzio più insopportabile di qualsiasi rumore, più pauroso del tuono, del suono delle sirene, del fragore delle esplosioni. È più devastante, più opprimente delle urla e dei singhiozzi, perché in ogni momento io so che quel silenzio è gravido della schiavitù di tutti quei milioni di persone. Non si tratta per niente del silenzio della solitudine. Quando una grande calma regna su una montagna, su un lago, su una foresta, si direbbe che il paesaggio stia trattenendo il respiro per riposarsi e sognare. Questa è una calma naturale. Ma quella che mi tormenta e che mi annienta, io so che è una calma artificiale, un silenzio imposto con la minaccia, con la costrizione, un silenzio comandato, estorto, un silenzio di terrore. È un immenso sudario, intessuto con le menzogne, sotto al quale percepisco i sussulti disperati di coloro che non vogliono lasciarsi seppellire vivi; dietro quel silenzio immagino e sento l’umiliazione e l’indignazione di quei milioni di voci imbavagliate e soffocate. Il loro silenzio ferisce i miei orecchi, assale la mia anima, giorno e notte. […] Ormai non gli resta più che l’ultima arma dei deboli: la speranza e la preghiera. Da migliaia di case, migliaia di cuori, questa preghiera segreta si eleva al cielo. E la vita non avrebbe più alcun senso per me, se non nutrissi l’ardente convinzione che la giustizia eterna ascolterà il loro silenzio accusatore."


Chroniques du Totalitarisme
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