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Virginie contro il Leviatano: intervista a cura di Ariane Bilheran 2/2

La Lucarne, di A. Bilheran, in Antipresse 399 - 23 Iuglio 2023.



Nella prima parte di questa intervista, Virginie de Araújo-Recchia ci ha descritto i dettagli dell’incredibile perquisizione-arresto di cui è stata vittima in Francia. Come se non bastasse il suo esempio per dimostrare la natura totalitaria del regime, la stessa estende la prospettiva sul trattamento riservato a tutti quelli che – avvocati, oppositori, lanciatori d’allerta – oggi osano denunciare le derive di questo «mondo occidentale putrefatto».


SECONDA PARTE


Virginie de Araújo-Recchia
Virginie de Araújo-Recchia

Ad aprile 2020, rendendosi conto che la nostra democrazia stava vacillando, Lei ha iniziato a postare dei messaggi di allerta sui social, relativi alle misure che si stavano prendendo, che allora Le sembravano andare contro la logica, il Diritto e il nostro dovere primario di rispettare la dignità della persona umana.

 

Lei ha scritto anche, a novembre 2020, un rapporto dal titolo "Rapporto Dittatura 2020, Terrorismo di Stato, minaccia agli interessi fondamentali e crimine contro l’umanità".

 

Lei ha anche depositato numerose denuncie, la maggior parte delle quali non è stata accolta e non ha avuto seguito. I procuratori e i giudici istruttori subiscono pressioni per archiviare i casi.

 

Attualmente, Lei è ricorsa in Cassazione, per quali motivi, e perché il Suo caso potrebbe, purtroppo, fare giurisprudenza?

Dopo la decisione immotivata (evidentemente viziata da errori di classificazione dei fatti e da abuso di potere), emessa dal Presidente della camera d’istruzione della Corte d’appello di Parigi, che ha concesso al giudice istruttore la possibilità di trattenere alcuni documenti senza motivarne la richiesta, abbiamo presentato ricorso alla Corte di cassazione. Il sequestro dei documenti non è mai stato oggetto di controllo, né di una qualunque motivazione che si basasse su una perizia, che è stata redatta secondo parole chiave e che non ha dimostrato che il reato ricercato fosse stato commesso. Questo, tra l’altro, non è stato contestato né dal giudice istruttore né dal procuratore e vorrei sottolineare che le spese per il costo di una perizia di questo tipo non sono trascurabili rispetto alle risorse limitate della Giustizia.

Questo rapporto, che dimostra l’assenza di implicazione in qualsiasi reato, avrebbe potuto almeno essere valutato rigorosamente per mettere fine a questo caso.

In queste circostanze, non posso ammettere la minima violazione del segreto professionale e, nel caso in questione, del segreto della corrispondenza, date le potenziali conseguenze future.

Oggi viviamo nel quadro di un regime manifestamente totalitario.

Dunque, è perfettamente logico che ci siano degli esperti che si pronunciano per ricordare quali sono i valori, i principi, le regole da applicare, e che molti Francesi mettano in evidenza le irregolarità, le infrazioni commesse e che cerchino di allertare il resto della popolazione, sapendo che i mass media, in questo mondo occidentale putrefatto, sono un modello propagandistico.

 

Questi lanciatori di allerta sono attualmente esposti a tutta una serie di processi di intimidazione, tra i quali le procedure giudiziarie, le procedure ordinarie, la censura, se non peggio. I poteri pubblici hanno impiegato l’inversione accusatoria per incolparli di deriva settaria, di terrorismo, per aver disinformato la popolazione, cosa che è assolutamente grottesca se pensiamo a tutto quello che sta emergendo e che era perfettamente noto fin dall’inizio.

I dossier che sto depositando per dimostrare tutto questo sono più di mille pagine, senza contare gli altri elementi. Di conseguenza, se un avvocato che, a un certo punto, ha contestato una delle misure prese dai poteri pubblici dal 2020 diventa consulente di uno di questi lanciatori d’allerta, il mio caso dimostra che questo avvocato può semplicemente venire considerato come oppositore del regime al pari del suo cliente, e non più come avvocato. Questo minaccia molto seriamente la protezione giuridica dei cittadini, soprattutto degli oppositori politici.

 

Ormai, si può far confusione tra l’avvocato e il suo cliente, un’assimilazione solo sulla base delle opinioni che possono essere parzialmente convergenti, anche se l’avvocato non ha commesso alcuna infrazione e il dossier d’inchiesta non contiene alcuna prova. Voglio precisare che non ho mai diffeso un criminale, almeno che io sappia, ed è stato per scelta.

Ciò non di meno, in Francia, il principio secondo il quale tutti hanno diritto a una difesa deve essere rispettato. Potete quindi constatare che certi noti avvocati detti «tenori del Foro» vengono spesso intervistati dai media, e sono gli stessi che difendono dei criminali confermati tali a seguito di sentenze giudiziarie o di ammissione dei fatti, senza subirne alcuna conseguenza. Di fatto, nessuno di questi avvocati è mai stato messo in custodia cautelare per sospetta complicità con l’autore dei fatti col pretesto che si tratta del suo cliente.

D’altro canto, si può constatare spesso che l’avvocato può essere pronto a tutto per difendere il suo cliente, persino mentire o distorcere la realtà dei fatti, utilizzando tutti gli strumenti di una procedura, sebbene sappia perfettamente che il suo intervento permetterà di rimettere in libertà un criminale.

Perciò, dato che la classificazione di terrorismo ricorre ormai sempre più spesso e che gli oppositori al totalitarismo mondialista sono comunque considerati come criminali, tanto a livello nazionale che secondo le organizzazioni internazionali come l’OMS, questo cambiamento non è soltanto ipotetico.

 

Quale sarà il risultato? Evidentemente, gli avvocati non vorranno più accettare la difesa di un oppositore del regime (o, quantomeno, delle misure adottate), per paura di subire la mia stessa sorte.

Si è trattato, dunque, probabilmente di un segnale indirizzato ai miei colleghi, affinché tutti rientrassero nei ranghi, anche se le cose sono evidenti e anche se l’avvocato, per il suo mestiere, ha sempre partecipato ai dibattiti d’interesse pubblico, semplicemente perché si trova in una delle posizioni migliori per fare l’esegesi dei testi.

 

Ha ricevuto molto sostegno? E, in caso contrario, secondo Lei, perché?

 

Ho qualche sostenitore di rilievo in Francia, e ne ho molti all’estero. Per quello che riguarda i miei colleghi, per la grande maggioranza non si sono pronunciati. E’ la loro scelta, come io ho fatto la mia. Ho potuto notare che alcuni si sono permessi di mettere in dubbio pubblicamente la mia buona fede e la mia integrità, a discapito del principio fondamentale che è il rispetto della presunzione di innocenza, senza conoscere i dettagli del dossier. Ne ho preso nota. Solo il Consiglio nazionale degli ordini forensi francese (CNBF) ha espresso una minima preoccupazione per questa deriva in una newsletter, in una frase che ho rilevato.

 

 

Lei ha preso parte alla commissione di esperti di Reiner Fuellmich. Può spiegarci qual è il suo ruolo e qual è lo scopo di questa commissione?

 

Sono stata membro di una equipe di avvocati internazionali (totalmente indipendenti) incaricata di condurre le udienze del Grand Jury per conto della Corte di opinione pubblica internazionale (sedute di febbraio/marzo 2022). In seguito sono stata di nuovo membro dell’equipe di avvocati internazionali (totalmente indipendenti) incaricata di condurre le udienze del Grand Jury per conto della Corte di opinione pubblica internazionale (sedute di maggio-giugno 2022).

Data la lentezza delle procedure messe in atto da ciascuno Stato, tanto a livello europeo che a livello internazionale, abbiamo potuto constatare che nessuna di esse era adeguata all’emergenza nella quale ci trovavamo. Dal momento che il pubblico ministero non prendeva in consegna i dossier, abbiamo deciso di dare la parola alle vittime e agli esperti, nel quadro di un modello procedurale impiegato negli Stati Uniti. In ogni caso abbiamo rispettato i principi del Diritto naturale preesistente alle regole del Diritto positivo e allo Stato.

 

A seguito di questi interventi, abbiamo comunicato le nostre conclusioni in materia giuridica e abbiamo proceduto al voto, per conoscere quale fosse la pubblica opinione, la quale si è pronunciata a favore dell’accertamento delle responsabilità. Abbiamo anche potuto pubblicare delle sedute, che ancora oggi crediamo essere fondamentali e che sono state diffuse in diversi paesi, grazie soprattutto alle squadre di traduttori. Speriamo anche di poter trasmettere alle popolazioni e ai giuristi dei diversi paesi gli elementi necessari per dare avvio a delle procedure. Abbiamo affermato fin da subito che si tratta di un modello e non di una procedura vera e propria, dinanzi a un’istanza internazionale riconosciuta come tale dal sistema vigente. Questo invalida tutte le accuse di cui siamo stati oggetto, secondo le quali eravamo ׂ«opposizione controllata» perché non  avevamo avviato alcuna procedura. Nel mio caso questo non è vero, perché io ho avviato delle procedure, ma nel caso di questa commissione d’inchiesta, l’obiettivo chiaro e dichiarato era di fornire tutti gli strumenti e i consigli degli esperti perché cittadini e avvocati se ne servissero a livello delle loro giurisdizioni.

Voglio precisare che la mia partecipazione al Grand Jury, che ha richiesto centinaia di ore di lavoro, è avvenuta totalmente su base volontaria, così come la redazione del rapporto Dittatura e la mia partecipazione ai diversi dibattiti per la protezione dei diritti dei cittadini.

 

Oggi, il mio collega Reiner Fuellmich ha aperto una discussione con i rappresentanti del Congresso di Hapu di Nu Tireni, in Nuova Zelanda il quale, secondo i testi, non ha mai rinunciato alla propria sovranità in favore della Corona inglese. Questo Congresso intende ristabilire la propria Corte di Giustizia, data la sua legittimità e date le circostanze. La stessa cosa sta avvenendo in Perù, in Australia e in Canada: questo slancio proviene da popoli profondamente legati alle loro tradizioni, ai loro antenati, alla loro cultura, alla natura e alla spiritualità. Spero che i popoli del Vecchio Continente seguiranno questa strada.

 

 

Intervento dell’avvocato Virginie de Araùjo-Recchia del 9 settembre 2022 a Lisbona.





Ariane Bilheran
Ariane Bilheran

 

Razionale e metodica, ma anche musicista e poeta, Ariane esplora le profondità dell’anima umana con lo stesso ardore e pazienza di chi contempla le stelle per penetrare nei misteri dell’universo. In l’Antipresse, tiene la sua rubrica, La Lucarne, ma anche L’Abecedario del totalitarismo  e i Ritratti.

 

 

La Lucarne di Ariane Bilheran in Antipresse

 

«C’è una crepa in tutte le cose, ed è da li che entra la luce», cantava Leonard Cohen. Di queste crepe, Ariane ha tratto delle lucerne, per ricevere la luce del mondo e per proiettare sul mondo la luce dello spirito. La Lucarne di Ariane è uno scambio coinvolgente e appassionante tra lo spirito e la materia, tra l’armonia e la dissonanza, la gioia e il dolore – in breve, un tuffo dentro il cuore del mondo.

 


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